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Le Tecniche

Il lavoro sui sogni si configura come strumento che consente di conoscere in maniera profonda il vissuto della persona aumetando l’autoconsapevolezza oltre a contribuire all’evoluzione della relazione terapeutica. Il sogno può rappresentare il riflesso di certi pensieri, sentimenti, desideri e fantasie, connessi alle esperienze di vita della persona, attuali o passate, che vengono trasformate in immagini accettabili per il sognatore ed il cui significato va costruito insieme al paziente.
Il sogno o anche frammenti dello stesso come singole immagini ricordate, senza storia o sviluppo, può essere compreso attraverso diverse modalità.
Secondo Jung, i sogni complessi, presentano una struttura drammatica archetipica ovvero rintracciabile nello schema tipico dei miti, dei misteri religiosi e delle fiabe, che va aldilà delle singole epoche, culture, o etnie che prevede la seguente articolazione: l’ambientazione/situazione ovvero il luogo, il tempo in cui si svolge ed i personaggi; lo sviluppo ovvero la trama attraverso cui viene presentato il problema; la peripezia/ostacolo/crisi vale dire la trasformazione e infine la conclusione cioè il risultato del sogno.
La tecnica delle libere associazioni (Freud) consiste nel domandare al paziente di riportare ciò che gli viene in mente rispetto al sogno associandolo alla sua situazione di vita (situazioni conflittuali, disagi o sintomi) per poi aggiungere in termini ipotetici qualche elemento in più che sarà o meno confermato dal paziente.
Il sogno è comprensibile anche attraverso una lettura simbolica di alcune immagini come l’acqua, il mare, il bambino, la casa, l’automobile, ecc. Per esempio, la casa può essere espressione di una rappresentazione del proprio corpo; tuttavia è solo il contesto che rende possibile una corretta lettura e il significato individuale attribuito dal sognatore al simbolo.
Il sogno può essere letto anche come messaggio che il paziente dà al terapeuta, indirettamente, conferendo significato e chiarezza a precedenti o ad attuali dinamiche di relazione tra terapeuta e paziente anche attraverso il controtransfert che si basa sulla risonanza emotiva del terapeuta, che accogliendo il racconto del sogno, lo trasforma in proprie immagini interne che danno la possibilità di creare collegamenti e associazioni con il vissuto/storia del paziente.
In biosistemica assume grande valore l’esplorazione del sogno per favorire l’ampliamento dell’esperienza del paziente attraverso l’uso delle frasi direzionali, a livello sensoriale (quali colori, odori, suoni, sapori sono presenti nel sogno), emotivo (che clima emotivo, relazionale si respira nel sogno? é possibile dire quello che senti? puoi descrivere questa sensazione, emozione di…) e corporeo (come ti senti nel corpo? dove senti nel corpo questa sensazione?) e la drammatizzazione del sogno (se vuoi possiamo rappresentare/mettere in scena il sogno, cosa avresti potuto o voluto fare nel sogno che non hai fatto?) per favorire la disinibizione dell’azione in termini riparativi e ricreare la connessione mente-corpo.
La fase conclusiva del lavoro sui sogni è quella di ricostruire insieme al paziente il significato del sogno considerando il contesto, ovvero l’insieme dei fattori rappresentati dalla situazione psicologica del paziente, il suo livello di insight, il momento particolare del lavoro psicoterapeutico (come ad. esempio la separazione/chiusura della terapia), e soprattutto quanto il paziente sta vivendo complessivamente in quel momento.

Il lavoro corporeo con il grounding, forze viscerale, muscolare e psichica sottese alle posture del corpo, che deriva dall’Analisi Bioenergetica di Lowen, consente di aumentare il radicamento nei tre livelli, mente -corpo e emozioni, che costituiscono l’essere umano, che risultano maggiormente carenti e di esplorare gli stadi dello sviluppo psicomotorio che non sono stati interamente vissuti.
All’ectoderma (mente), al mesoderma (corpo) e all’endoderma (emozioni) corrispondono rispettivamente tre tipi di radicamento. Il radicamento orizzontale (posizione supina, prona, e sul fianco o fetale) che si configura come capacità di essere in contatto con le proprie emozioni e di stare in relazione, in intimità con sé stessi e con gli altri; il radicamento verticale (posizione in piedi) che corrisponde alla capacità di autoaffermazione, di essere assertivi e riuscire a raggiungere degli obiettivi e a realizzare i propri progetti di vita; il radicamento simbolico (posizione seduta) che si riferisce alle funzioni simboliche del linguaggio, della logica e delle regole sociali e che corrisponde alla conquista del ruolo di adulti e alla capacità di essere riflessivi e attenti alle richieste dell’ambiente sociale.
L’indice più attendibile della salute psicofisica emerge quando si ha un buon equilibrio tra i tre tipi di radicamento. Nel setting individuale e di gruppo è quindi possibile esplorare i pensieri, le sensazioni corporee e far emergere le emozioni connesse ai diversi tipi di radicamento e potenziarli. In particolare, il lavoro biosistemico può caratterizzarsi per la definizione del contesto relazionale associato alle diverse posture del corpo per conferire significato all’esperienza vissuta.

La sedia vuota (o ausiliaria o sedia calda) è una tecnica che deriva dalla Psicoterapia della Gestalt e che viene utilizzata sia nel setting individuale che di gruppo.
Viene impiegata per aiutare il paziente (detto anche protagonista) ad affrontare le proprie difficoltà individuando un interlocutore (una persona della vita reale, un aspetto emotivo di sé, un sintomo psicosomatico, un personaggio, un oggetto di fantasia) che egli immagina seduto sulla sedia.
La persona improvvisa un dialogo rivolgendosi all’altro a cui comunica i propri pensieri e al quale domanda ciò che da lui desidera per poi “mettersi nei panni dell’altro”, sedendosi sulla sedia vuota, per sentire, attraverso il proprio corpo, l’esperienza cognitiva ed emotiva dell’altro (empatia). Scindendo ed esplicitando le parti di sé è possibile rimetterle in contatto attraverso il dialogo per promuovere l’integrazione tra le polarità opposte e/o in conflitto della personalità.
La sedia vuota può essere utilizzata anche per incontri con persone morte o mai nate ma significative nel mondo intrapsichico del paziente. Il contatto con le proprie emozioni viene dunque favorito dall’incontro con ciò che è difficile da accettare o che crea difficoltà.

Il role-playing o drammatizzazione, che deriva dallo psicodramma di Moreno, è uno strumento psicoterapeutico per aiutare il cliente/paziente a risolvere concretamente le proprie difficoltà in qualsiasi ambito della propria vita (amicale, lavorativo, sentimentale).
La persona, in un primo momento, con l’aiuto del terapeuta, esprime i propri pensieri, le proprie emozioni ed agisce liberamente per poi mettere in atto comportamenti e azioni adeguate per affrontare in maniera costruttiva la situazione problematica e trasferire nella realtà il nuovo apprendimento. L’obiettivo è, oltre all’approfondimento e trasformazione delle emozioni che causano disagio, il potenziamento delle capacità relazionali come per esempio modalità di comunicazione ecologiche o efficaci e l’assertività, ovvero la capacità di affermare se stessi evitando di aggredire l’altro.
Il gioco di ruolo offre anche l’opportunità di identificare le proprie modalità di comunicazione disfunzionali che incidono negativamente nelle diverse aree delle vita, favorendo profondi insight, non solo in merito al ruolo agito, ma anche alle proprie dinamiche interpersonali. A tal proposito è prevista anche l’inversione di ruoli soprattutto nei casi di situazioni conflittuali con altre persone (figure genitoriali, partner, amici, colleghi ecc) per comprendere (empatia) il vissuto dell’altro.

L’uso del contatto corporeo in psicoterapia prende origine dalla considerazione che toccare ed essere toccati costituisce un bisogno fondamentale dell’uomo oltre ad essere il primo linguaggio che l’essere umano impara nella relazione con la madre ed una modalità per stabilire relazioni interpersonali e comunicare le emozioni. Il contatto corporeo svolge diverse funzioni: fornisce piacere sensoriale, modula la tensione muscolare e il livello di arousal (attivazione) del sistema nervoso centrale.
In psicoterapia l’uso del contatto corporeo dev’essere estremamente cauto, ovvero può essere applicato nel momento in cui la relazione terapeuta – paziente è consolidata e soprattutto se risponde ai bisogni profondi del paziente senza indurre risposte di allarme.
Vi sono diverse modalità di fornire contatto in terapia. E’ possibile dare alla persona un contatto fermo e leggero attraverso il palmo della mano che ha l’obiettivo di indurre uno stato di rilassamento ed a favorire la consapevolezza del corpo e delle emozioni ad esso associate. Questo tipo di contatto inizialmente deve essere limitato alle parti del corpo più sicure, meno stimolanti sessualmente, come dietro al collo, in cima e dietro alla testa, le estremità delle spalle, i piedi e le mani. Il contatto sul ventre favorisce la regressione all’infanzia e il completamento dei processi incompiuti, legati alle prime cure materne, in termini di esperienza emozionale correttiva, favorendo l’interiorizzazione del senso di sicurezza e della sensazione di ”base sicura” a livello organico.
ll contatto è fondamentale per accompagnare l’approfondimento delle emozioni, a livello del sistema nervoso simpatico, per contrastare e intensificare le azioni di lotta (ad. es. spingere con le braccia o con le gambe), e a livello parasimpatico per contenere, attraverso un contatto fermo nel torace, o tenendo la mano, o appoggiando la mano sulla fronte o sul ventre le emozioni di vulnerabilità (vergogna, disperazione, angoscia ecc), espresse attraverso il pianto e a cui segue la sensazione di sollievo.
In psicoterapia è possibile anche usare l’abbraccio. Il gesto di allargare le braccia è segnale di apertura e di accoglienza dell’altro. Aprendo le braccia si ha un raddrizzamento della spina dorsale, la testa e gli occhi vengono sostenuti senza tensione e si ha un’espansione del respiro nel ventre e nel torace. L’abbraccio consente un contatto emotivo profondo, comunica affetto e sostegno.
Il contatto e l’abbraccio possono essere praticati sia nel setting individuale che di gruppo. Le controindicazioni rispetto all’uso del contatto riguardano persone che hanno subito abusi o violenza sessuale e nelle psicosi.

Il Training autogeno che significa letteralmente allenamento che si genera da sé, ha come scopo il benessere psico – fisico dell’individuo inteso come unità mente-corpo.
Il TA induce uno stato di rilassamento fisico completo e profondo molto simile a quello che si raggiunge nel sonno, pur restando in uno stato di veglia, e si basa sul presupposto che, se la persona riesce consapevolmente a portare il suo corpo ad uno stato di minor tensione, godrà dei benefici fisici analoghi a quelli derivanti da un riposo di 7/8 ore.
Questa tecnica aiuta a risolvere stati di ansia e situazioni di stress, aumenta le capacità di concentrazione, di focalizzazione, di impegno e motivazione a raggiungere degli obiettivi; favorisce l’espressione della creatività; migliora la performance in ambito sportivo e le capacità di problem solvingim in ambito lavorativo. Può essere applicato sia nel setting individuale che di gruppo.
E’ indicato per sintomi psicosomatici (gastrite, mal di testa, bruxismo ecc), disturbi d’ansia, fobia sociale, disturbi della sessualità e la preparazione psicofisica al parto.
Le controindicazioni si hanno nei casi di minaccia d’infarto, infarto recente al miocardio, diabete, ipertensione, nei disturbi ossessivi e nelle psicosi.
Questa tecnica può essere essere applicata sia nel setting individuale che di gruppo.

Visualizzare significa creare con la mente immagini che, se nell’immaginazione emergono in modo spontaneo, nella visualizzazione guidata vengono indotte. La visualizzazione guidata implica quindi l’uso dell’immaginazione per creare una specifica esperienza dove si creano pensieri, immagini, e sensazioni.  Ad esempio se visualizzo una passeggiata nel bosco creerò nella mente non solo l’immagine e il colore degli alberi, delle foglie, dell’erba ma anche gli odori, i suoni e i rumori e potrò percepire il mio corpo mentre cammina; avrò quindi la possibilità di riprodurre i benefici della passeggiata a livello mentale. Vari studi hanno dimostrato che il benessere fisico e mentale che può derivare dalla creazione nella propria mente di una situazione rilassante è simile a quello che si ottiene vivendo una situazione reale.
A livello fisico la visualizzazione guidata permette la diminuzione del consumo di ossigeno e della frequenza cardiaca e respiratoria, la regolazione della produzione di alcuni ormoni come il cortisolo (principale ormone dello stress) e la melatonina (ormone fondamentale nella sincronizzazione del ritmo sonno-veglia); l’aumento della serotonina che ha funzione antidepressiva, l’aumento del DHEA (deidroepiandrosterone) che incide sul sistema immunitario. Le visualizzazioni guidate consentono di diminuire lo stress, di migliorare la performance professionale e sportiva, di sviluppare le capacità di concentrazione e la memoria e di migliorare la salute e la qualità del sonno. Sono controindicate nei casi di debolezza dell’Io e di psicosi o per chi utilizza frequentemente l’immaginazione come strumento di fuga dalla realtà (fantasia difensiva). Questa tecnica può essere essere applicata sia nel setting individuale che di gruppo.

Scrittura autobiografica significa scrivere di sé, della propria vita, dei propri ricordi, della propria memoria e lasciare una traccia di sé. Scrivere di sé è un’attività creativa e liberatoria.
Applicata in ambito clinico la scrittura autobiografica può avere una valenza terapeutica offrendo la possibilità di svelarsi a se stessi, di riconoscersi, di vedersi come si si fosse davanti ad uno specchio, ma anche di rileggere la propria storia, di ricostruirsi e darsi altre possibilità potendo riscrivere una nuova e diversa narrazione di sé. Nel momento, in cui attraverso la scrittura, si viene in contatto con traumi che si reputava fossero stati superati, sensi di colpa, ferite ritenute ormai rimarginate, senso di vuoto e mancanze esistenziali, attraverso l’aiuto del terapeuta sarà possibile ricucire le proprie ferite e prendersi cura di sé. Inoltre, l’aumento di consapevolezza che ne scaturisce porta a un miglioramento dello stato di benessere generale.
I temi che vengono affrontati sono strettamente legati all’esperienza della persona; possono riguardare ad. esempio ricordi della propria infanzia o adolescenza; le persone importanti della propria vita; ciò che non si riesce a comunicare a parole a stessi o agli altri o ad un’altra persona oppure è possibile rispondere a domande come “chi sono” o “chi sono stato”. Scrivere la propria storia o frammenti della stessa serve quindi a comprendere le esperienze vissute, a cercare soluzioni per il futuro e a perseguire la ricerca del piacere e della felicità.

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